Piano di emergenza ed evacuazione: come strutturarlo per garantire la sicurezza

8 dic 2025

Piano di emergenza ed evacuazione: come strutturarlo per garantire la sicurezza

Il Piano di emergenza ed evacuazione è la differenza tra un’uscita ordinata e il caos nei momenti critici. Qui trovi tutto quello che devi sapere.

Il Piano di emergenza ed evacuazione è l’elemento nevralgico di ogni strategia di gestione del rischio, sia per le grandi imprese industriali e logistiche, sia per le realtà commerciali o i contesti condominiali.

Non è solo una misura prevista dalla normativa, ma uno strumento indispensabile per garantire protezione e coordinamento in caso di criticità.

Eventi imprevisti, come incendi o improvvise situazioni di panico, possono verificarsi in molti contesti. Senza un riferimento chiaro, la risposta rischia di essere improvvisata, aumentando il pericolo per gli occupanti. Un sistema organizzato riduce l’incertezza, guida i comportamenti e accelera la gestione dell’emergenza.

L’efficacia dipende da una progettazione attenta: analisi dei rischi, vie di esodo accessibili, sistemi di allarme funzionanti e ruoli ben definiti. È uno strumento operativo che unisce prevenzione, ordine e tutela concreta.

Che cos’è il piano di emergenza ed evacuazione (PEE)

Il piano di emergenza ed evacuazione (PEE) è il documento organizzativo che descrive in modo chiaro e dettagliato come gestire le situazioni critiche all’interno di un edificio o di un’area di lavoro.

Definisce i comportamenti da adottare, le fasi dell’intervento e i compiti delle figure incaricate, con l’obiettivo di mettere in sicurezza tutte le persone nel minor tempo possibile.

Tiene conto dei principali scenari di emergenza che possono coinvolgere strutture con un numero variabile di occupanti:

  • principi di incendio o incendi sviluppati;
  • fughe di gas o sostanze pericolose;
  • eventi naturali che richiedono l’esodo (come terremoti o allagamenti);
  • altre condizioni che possono rendere necessario l’abbandono degli ambienti.

Il valore del documento è operativo: deve essere comprensibile, aggiornato e coerente con la configurazione reale degli spazi, incluse vie di esodo, punti di raccolta, aree a rischio elevato e presidi presenti. Riguarda tutti gli utilizzatori dell’edificio: lavoratori, visitatori, fornitori e, nei contesti residenziali, occupanti con esigenze diverse.

Chi deve predisporre il piano di emergenza ed evacuazione e quali sono le normative

La responsabilità varia in base alla tipologia di edificio e al quadro normativo di riferimento.

Luoghi e ambienti di lavoro: obbligo, casi semplificati e DVR

Nei contesti lavorativi il datore di lavoro deve sempre organizzare la gestione delle emergenze e definire le procedure di evacuazione. Un Piano di emergenza ed evacuazione formalizzato è obbligatorio nei casi previsti dalla normativa antincendio e per le attività soggette ai controlli dei Vigili del Fuoco.

Nelle realtà molto piccole e non soggette, con rischio basso e senza presenza di pubblico, la legge consente una gestione più semplificata: le procedure di emergenza possono essere integrate nel DVR, ma devono comunque essere chiare, condivise con i lavoratori e testate periodicamente. In ogni caso il datore di lavoro deve:

  • Organizzare la gestione dell’emergenza.
  • Definire le procedure.
  • Nominare e formare gli addetti incaricati.

Per le attività soggette ai controlli dei Vigili del Fuoco si applicano:

  • DPR 151/2011 (classificazione delle attività soggette).
  • Codice di Prevenzione Incendi (DM 3 agosto 2015 e s.m.i.).

Attività aperte al pubblico e ambienti complessi

Negli edifici con un flusso variabile di persone (centri commerciali, edifici direzionali o strutture scolastiche) la responsabilità ricade sul gestore, sul proprietario o sull’ente responsabile.

Anche quando manca un obbligo formale, definire procedure strutturate è una misura essenziale per garantire ordine e sicurezza, oltre che un dovere di diligenza verso gli utenti.

Condomìni e contesti residenziali: quando diventa necessario

Per i condomìni e le civili abitazioni le prescrizioni di legge possono differire rispetto ai luoghi di lavoro: il piano di emergenza ed evacuazione non è sempre imposto in modo esplicito, ma costituisce comunque una misura di tutela consigliata, in edifici multipiano, di grande altezza o con caratteristiche impiantistiche complesse.

Nei condomìni con altezza antincendio superiore a 24 metri, la pianificazione e l’informazione sulle procedure di emergenza sono richieste in modo specifico dalla normativa antincendio. L’esigenza aumenta in presenza di impianti complessi, percorsi articolati o persone con mobilità ridotta.

Come viene elaborato il piano di emergenza ed evacuazione e quali competenze richiede

La redazione del piano di emergenza ed evacuazione richiede competenze tecniche e un approccio multidisciplinare. La figura responsabile dell’edificio assicura la conformità normativa, ma la stesura coinvolge più soggetti:

  • RSPP e addetti antincendio nei luoghi ed ambienti lavorativi.
  • Professionisti antincendio nelle strutture più complesse.
  • Tecnici qualificati in presenza di impianti o configurazioni articolate.

Il processo comprende:

  • Analisi dei rischi;
  • Verifica delle vie di esodo;
  • Controllo dei presidi e degli impianti;
  • Definizione delle modalità operative.

Il risultato deve essere un documento aggiornato, realistico e applicabile da tutte le persone coinvolte. Noi di Pallottini Antincendi, con il nostro team di esperti, supportiamo strutture di ogni dimensione nella predisposizione di protocolli efficaci, integrando esperienza sul campo, competenze normative e conoscenza tecnica.

Cosa deve contenere un piano di emergenza ed evacuazione (PEE)

Un piano strutturato correttamente deve includere elementi chiave coerenti con il D.Lgs. 81/08, il DPR 151/2011 e il Codice di Prevenzione Incendi (quando applicabile):

  • Analisi dei rischi: identifica scenari critici e aree esposte, in continuità con il DVR o con la classificazione antincendio della struttura.
  • Mappatura degli ambienti: percorsi di esodo, uscite, punti di raccolta, presidi e planimetrie aggiornate per facilitare l’orientamento.
  • Procedure operative: attivazione dell’allarme, gestione delle comunicazioni, fasi dell’esodo e assistenza a persone con difficoltà motorie.
  • Ruoli e responsabilità: coordinamento, verifica dei locali, supporto agli occupanti, contatto con i soccorritori.
  • Modalità di attivazione dei soccorsi: chi dà l’allarme, chi chiama il 112/115 e quali informazioni devono essere comunicate.
  • Gestione di visitatori, fornitori e imprese esterne: come vengono informati sulle procedure e chi li accompagna o li coordina in caso di evacuazione.
  • Integrazione con gli impianti di sicurezza: utilizzo di allarmi, illuminazione di emergenza, rilevatori e impianti di spegnimento.
  • Comunicazione e segnaletica: istruzioni accessibili e segnaletica conforme alle norme tecniche di riferimento.

Un documento che integra questi elementi offre una guida operativa efficace e riduce significativamente il rischio durante un’emergenza. Il piano va inoltre coordinato con i controlli periodici di presidi e impianti previsti dalla normativa antincendio recente.

Piano di emergenza ed evacuazione per persone con mobilità ridotta e bisogni speciali

La gestione dell’emergenza deve tenere conto anche delle persone con disabilità, mobilità ridotta o esigenze speciali, temporanee o permanenti. Per essere realmente efficace, ogni procedura deve garantire che tutti possano raggiungere condizioni di sicurezza in modo rapido, assistito e coordinato.

Un approccio inclusivo è fondamentale soprattutto negli edifici complessi, in cui l’esodo potrebbe comportare ostacoli non immediatamente visibili. Le misure operative da integrare comprendono:

  • Individuazione di aree di attesa sicura: spazi protetti e segnalati, da cui le persone con difficoltà di movimento possano essere assistite in sicurezza durante le fasi di evacuazione.
  • Designazione di addetti dedicati all'accompagnamento: lavoratori o referenti incaricati di supportare le persone con disabilità motorie, sensoriali o cognitive, con compiti chiari all'interno del piano.
  • Verifica della praticabilità delle vie di esodo: controllo che percorsi, rampe, varchi e dispositivi di apertura siano effettivamente utilizzabili anche da chi utilizza ausili o ha limitazioni nei movimenti.
  • Allarmi e comunicazioni inclusive: utilizzo di segnali visivi, sonori e, quando necessario, sistemi di comunicazione ridondanti in grado di raggiungere anche chi ha limitazioni uditive o visive.
  • Formazione mirata: informazione e addestramento degli addetti e delle persone coinvolte, con simulazioni che includono scenari in cui sono presenti persone con esigenze speciali.

Un sistema di gestione dell’emergenza realmente efficace non si limita a descrivere percorsi standard, ma integra la prospettiva di chi potrebbe incontrare maggiori difficoltà. Questo approccio riduce il rischio, migliora la capacità di risposta e rafforza la tutela di tutte le persone presenti, senza eccezioni.

Aggiornamento delle procedure e verifiche periodiche

Le misure di gestione dell’emergenza devono essere aggiornate ogni volta che cambiano la struttura degli ambienti, i percorsi di esodo, l’organizzazione interna o la valutazione dei rischi.

Gli articoli 18 e 29 del D.Lgs. 81/08 richiedono che tutte le misure di sicurezza, comprese quelle relative all’evacuazione, restino attuali e proporzionate ai rischi.

Per i luoghi di lavoro questi aggiornamenti rappresentano un obbligo normativo, mentre per condomìni e contesti residenziali costituiscono una buona pratica per mantenere efficace il piano e le misure di emergenza adottate.

Un documento non aggiornato rischia di perdere efficacia e di non riflettere più la reale operatività degli spazi. Per questo motivo è necessario verificare periodicamente la validità delle procedure, l’assegnazione dei ruoli e la fruibilità degli impianti e dei percorsi.

Prove di evacuazione e aggiornamento del piano

Nelle aziende in cui il Piano di emergenza ed evacuazione è obbligatorio (ad esempio attività con almeno 10 lavoratori, aperte al pubblico con elevato affollamento o soggette a DPR 151/2011), le prove periodiche di evacuazione sono richieste dalla normativa. Nei condomìni e contesti privati ​​non sono sempre imposte dalla normativa, ma comunque essenziali per testare l'efficacia del piano e preparare gli occupanti.

Il riferimento normativo è l'articolo 43 del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, che richiede di adottare misure organizzative adeguate, incluse prove pratiche periodiche per le attività soggette.

Inoltre, per le attività soggette ai Vigili del Fuoco, le indicazioni operative sulle esercitazioni e sulle procedure di emergenza derivano dal DM 2 settembre 2021 (Gestione della sicurezza antincendio). La formazione degli addetti antincendio, invece, è disciplinata dal DM 3 settembre 2021, che prevede anche addestramento pratico periodico.

Nelle attività soggette ai Vigili del Fuoco, le esercitazioni devono essere coerenti con le misure antincendio previste nel progetto e nella gestione della sicurezza approvata. Le prove consentono di valutare i tempi di esodo, il comportamento degli occupanti e l’efficacia dei ruoli assegnati. Ogni esercitazione deve essere registrata, così da poter individuare punti critici e apportare miglioramenti concreti.

Il tuo piano di emergenza ed evacuazione è aggiornato e a norma?

Un Piano di emergenza ed evacuazione ben fatto non è un documento “da tenere nel cassetto”: è una parte viva della sicurezza aziendale. Serve a ridurre il caos nei momenti critici, creare consapevolezza e proteggere le persone che frequentano l’ambiente di lavoro.

Il tuo piano di emergenza ed evacuazione è conforme e aggiornato?

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Maggiori informazioni su: Piano di emergenza ed evacuazione